Cos’è quella cosa temuta da tutti gli scrittori, spesso a loro invisibile, che i lettori scovano sempre e a volte con soddisfazione? Il refuso.

Eh già, per quanto si cerca di catturarli tutti, qualcuno scappa sempre. A volte anche per colpa dell’impaginazione: metti uno spazio in più, togline uno, vai a capo o non andare… C’è da disperarsi? Certo che no, almeno se possiamo contarli su una mano. O quasi. Ma che cos’è questo dispettoso di un refuso per essere veramente tale? È un errore di battitura. Un istante di sbadataggine mentre le dita scorrono veloci… o stanche… sulla tastiera. Una lettera in più, una in meno. Forse non si è pigiato abbastanza forte, forse quel tasto ogni tanto fa cilecca. Ma via, è solo una distrazione.

Può essere una parola doppia che spunta così, la birichina, o addirittura parole invertite, brighelle pure quelle a scambiarsi di posto.  Per non parlare di quelle virgolette che aprono impettite qualcosa, ma hanno per compagne quelle altre che non chiudono mai nulla e svolazzano via, non si sa dove. E delle parentesi, che dire? O non si chiudono o non si aprono, non si sa mai che fanno. Un vero caos, niente da fare. Ma possibile che non si veda allora?

È difficile per chi scrive, dopo aver letto e riletto mille volte il testo, guardarlo davvero con quell’attenzione. Per questo dovrebbero esserci i correttori bozze, figura mitologica ora spesso inglobata in quella dell’editor… Giravano armati di matita rossa e blu, proprio come a scuola, e qualcuno lo fa ancora, ma per lo più ormai tutto è al computer.

Che trucchetti usare per trovare questi furfantelli di refusi? Uno può essere lasciare il testo a riposo e riprenderlo cambiando il font; gli occhi sono abituati a parole ormai imparate quasi a memoria, ma rivedendole dopo un po’ e cambiandone la forma grafica… ecco che può avvenire la magia di una maggiore concentrazione. C’è chi consiglia anche di leggere al contrario, non so se funziona perché a me viene il mal di mare, ma chissà…  

Lo so, lo so, mi son voluta divertire, quasi tutti i testi hanno il loro bel refuso, nascosto così bene da spuntare solo quando ormai il libro è belle che pubblicato e pure stampato! Non disperiamo, non si spara sul correttore, come direbbero nel vecchio West. E tornando seri, ricordate che la correzione bozze dovrebbe essere fatta dopo l’editing, come ultima cosa prima del visto si stampi, mentre su questo a volte ancora c’è confusione.

Per concludere? Non affliggiamoci se i refusi ormai hanno imparato a mimetizzarsi e chiediamo al lettore un pochino di tolleranza. Pochino, eh.

E se trovate un refuso in questo articolo… Ssssst, fate finta di niente, mi raccomando. O magari c’è apposta, lo vedete?

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