Un confronto tra le fiabe nei vari Paesi.
Partiamo dai famosi fratelli Grimm, la cui raccolta Fiabe, dal 1812, è diventata una delle più famose al mondo. Ne raccolsero più di duecento della tradizione nordeuropea e le riscrissero cercando di mantenere lo spirito del popolo tedesco. Orchi, streghe, magia e la vita quotidiana che si uniscono, facendo divertire ma anche spaventare. Vero che c’è il lieto fine, ma ricordate la storia di due poveri bambini abbandonati nel bosco e finiti a casa di una strega che li voleva mangiare? Mica tanto da ridere, se ci pensiamo bene.
Anche nelle favole giapponesi troviamo orchi e streghe, spesso però c’è la presenza di demoni e un altro elemento ricorrente è la trasformazione di figure femminili in animali come serpenti o volpi, intente a ingannare l’uomo.
Nelle fiabe dei popoli del Nord, come quelle islandesi, troviamo tra gli altri i personaggi del Piccolo Popolo, fate ed elfi.
Una raccolta paragonata a quella dei fratelli Grimm, ma che in realtà la superò, è quella di Aleksander Nikolaevic Afanasjev, seicento storie della tradizione popolare russa in otto volumi. Anche qui animali, magia e racconti più realistici sulle vicende del popolo, alcune in rima per mantenere il ritmo della narrazione orale.
E infine, ma non ultime, le favole italiane. Impossibile non nominare Gianni Rodari, l’unico scrittore italiano che ha vinto nel 1970 il Premio Hans Christian Andersen. Da ricordare tra le sue opere la Grammatica della Fantasia. Ricordo anche Italo Calvino, che curò una raccolta di duecento storie pubblicata nel 1956: le Fiabe italiane. Riscritte in italiano dai vari dialetti.