Il mio lavoro? Ghostwriter, con licenza di scrivere.

C’è chi si rivolge a me chiedendo di scrivere la storia della sua vita oppure solo un episodio, come la storia d’amore che conserva nel cuore o un’esperienza di viaggio significativa o la sua passione lavorativa. C’è chi vuole una sequenza delle vicende in modo preciso, con tanto di date come un diario, chi segue le proprie emozioni. Si parla sempre di narrazione autobiografica, però ci sono alcune differenze.

L’autobiografia è un raccontare gli eventi in modo ordinato, spesso partendo dalla nascita o alcune volte addirittura dalla storia della famiglia di origine. Si tratta di una sequenza cronologica. Di norma è una forma di narrazione che presta maggiore attenzione all’obiettività dei fatti, rimanendo aderente alla realtà. Si può dire che sia legata alla verità fattuale.

Il memoir è una narrazione che non segue la cronologia, quello che conta sono le emozioni che emergono e non un’analisi storica e precisa degli eventi. Si spazia liberamente tra gli anni, così se un episodio attuale fa riaffiorare un ricordo dell’infanzia anche la narrazione seguirà quella traccia, accogliendo le associazioni spontanee e il filo delle emozioni che le legano. Non è importante il fatto storico in sé, ma ciò che ha significato per chi lo ha vissuto. Per questo si parla di memoria emotiva.

In entrambi i casi si intraprende un percorso, in alcuni casi oso definirlo liberatorio, che porta a una riscoperta consapevole di sé.

Come lavoro? Di norma inizio con un primo colloquio dove cerco di capire qual è il reale bisogno. C’è chi desidera lasciare una memoria ai figli o nipoti, chi vuole trasformare la propria storia in un romanzo da pubblicare, chi cerca di liberarsi da un dolore racchiuso nel proprio passato, a volte anche come denuncia pubblica di una situazione. Qualsiasi sia la spinta iniziale, sarà sempre un modo per guardarsi dentro.

Personalmente amo scrivere autobiografie e memoir, è mia profonda convinzione che ogni vita merita di essere raccontata. E soprattutto che in certi casi può davvero aiutare. Più faccio questo lavoro e più me ne rendo conto. Quello a cui tengo maggiormente è riuscire a entrare in punta di piedi nelle storie che mi vengono affidate e creare un rapporto di fiducia profonda. In questo forse mi aiuta la mia preparazione come counselor o forse è soltanto la mia voglia di ascoltare e trasformare i ricordi in parole scritte. Perchè i ricordi sono preziosi.

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