Recensione romanzo

I quaderni botanici di Madame Lucie

La prima cosa che ho notato di questo romanzo è stata la copertina, senz’altro ben studiata, ma poi è il contenuto che ti sa conquistare.

Questo è un romanzo che parla del dolore della perdita e lo fa col buio e il silenzio di una casa isolata da tutto e tutti, dove le imposte sono sempre chiuse per non far entrare la luce e il calore dell’estate.

È lì che si rifugia Amande, per rinascere con lentezza, passo dopo passo, come se dovesse nuovamente imparare a camminare. E come potrebbe essere altrimenti dopo aver perso l’uomo che amava per un assurdo incidente e poi, proprio dallo strazio di quel dolore, la figlia che aveva in grembo? Amande decide di vivere da sola, immersa nei suoi ricordi,  saranno i diari di Madame Lucie e i suoi consigli di giardinaggio che daranno un senso alle sue giornate. Mentre la natura lentamente riprenderà vita, Amande troverà in quello qualcosa a cui aggrapparsi e riuscirà ad aprire le persiane per far entrare finalmente la luce.

Il suo è un percorso lento, come è giusto che sia. L’idea del contatto con la terra come qualcosa di terapeutico è qualcosa di vero, di tangibile, perchè le piante sono da curare con amore e dedizione, non hanno bisogno di parole, ma sanno regalare un obiettivo. Ed è quello di cui tutti abbiamo sempre bisogno: uno scopo. Così come i fiori sbocceranno anche Amande tornerà a sorridere e a celebrare la vita.

Scritta con la voce narrante della protagonista, cosa che coinvolge ancora di più il lettore, è una storia delicata, dolorosa, emozionante.

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