Oggi parliamo del genere noir.
Inutile dire che noir significa nero, ma perché questo nome? Direi per le atmosfere inquietanti e tetre delle storie, perché qui l’ambientazione è importante e ci porta in città fumose, bar malfamati, strade dove la notte regna la violenza. Il linguaggio usato si adegua: è crudo, sporcato dal gergo metropolitano.
Insomma, se nel giallo si pensa subito ai salotti di Agatha Christie e al maggiordomo colpevole che versa serafico un tè, qui immaginiamo il vicolo buio di un quartiere di New York. Per amor di precisione, questo rientra nel sottogenere noir metropolitano. Sì, perché abbiamo anche il noir mediterraneo, ambientato nel sud Europa e con sfumature poliziesche, e il rosenoir, con un amore romantico e perverso. E c’è anche il neo-noir con aspetti tecnologici.
Le parti dei protagonisti sono invertite, in primo piano non c’è un brillante investigatore ma la vittima o il colpevole, di norma con un profondo travaglio psicologico. Il colpevole può essere sia un criminale sia qualcuno che a un certo punto si trova nelle condizioni di compiere un crimine. Risolvere il caso non è lo scopo principale e infatti non è detto che nel finale ci sia la soluzione.
Da inguaribile romantica vorrei dire ancora una cosa sull’amore, poco presente nel giallo e nel thriller ma a volte presente nel noir, spesso nella figura di una femme fatale. Sicuramente, e qui abbandono il romanticismo, ci può essere una componente erotica più marcata rispetto agli altri generi.
E tu leggi o scrivi noir?