Il romanzo rosa

Prima parte

Il rosa, questo genere così tanto amato e così tanto criticato, costretto a lottare contro stereotipi di ogni sorta, ma perché? Eppure, è uno dei più diffusi al mondo, d’altronde l’amore è un sentimento riconosciuto universalmente e anche romanzi di altri generi presentano spesso una sottotrama romantica, pur cercando di sfuggire a quella definizione per non essere considerati di serie b. Come autrice e ghostwriter, spesso anche di storie d’amore, protesto. E ne ho ragione, scopriamo perché?

Innanzi tutto, perché rosa? Negli anni Trenta l’editore Salani stampò “La biblioteca delle signorine” con un logo d’oro a forma di fiore che spuntava sulla copertina telata rosa, un colore da sempre associato al femminile e al romanticismo. Ma al di là del colore, il romanzo rosa è soprattutto una conquista femminile, che ha portato allo scoperto i desideri e i bisogni delle donne e forse proprio per questo è stato spesso condannato dal mondo culturale, in maggior parte abitato da uomini. Una critica è il lieto fine garantito, ma non lo è altrettanto l’arresto del colpevole nei classici polizieschi? La regola d’oro che l’amore trionferà è necessaria per un genere che deve essere rassicurante, un po’ come una favola. Ci si concede di sognare sapendo benissimo che si tratta di un sogno.

Un pò di storia…

Negli anni è entrato sempre più nella realtà, sdoganando anche un certo erotismo, almeno a partire dai romanzi del secondo dopoguerra di Liala, vero nome Amalia Liana Negretti Odescalchi. Piccola curiosità: lo pseudonimo le fu dato da Gabriele D’Annunzio, scelse Liala perché doveva essere un nome che contenesse ortograficamente un’ala.

L’autrice cominciò a scrivere nel 1931 e il suo primo romanzo andò esaurito in venti giorni, le lettrici la amavano ma fu sempre snobbata dal mondo della cultura. Eppure, se la produzione seriale rosa è divenuta un fenomeno italiano nella seconda metà del Novecento, è anche per il grande successo editoriale dei suoi romanzi. Le grandi case editrici avevano capito come il genere sentimentale fosse quello più richiesto. Quello che vendeva.

Harlequin, Harmony, Bluemoon…

Negli anni Ottanta ci fu un deciso incremento, in Italia come negli Stati Uniti. I principali editori americani erano la Harlequin e la Simon & Schuster di New York (i cui romanzi verranno immessi sul mercato nostrano da Mondadori), la collana Harmony e, da Curcio, Bluemoon. Rappresentavano insieme l’ottanta per cento del mercato interno, con libri venduti anche nelle edicole e nei supermercati. Nella scia apparvero i fotoromanzi. Ricordo che mia madre ne faceva incetta e così anch’o da ragazzina li leggevo, innamorandomi del protagonista maschile immortalato nelle fotografie. La letteratura rosa, così bistrattata, diventò un’inesauribile fonte di bestseller.

E oggi?

Se vuoi proseguire la storia del rosa dagli anni Novanta a oggi, vai al secondo articolo.

Ti ricordo anche l’articolo sui sottogeneri del rosa.

Contattami se ti interessa seguire un corso personalizzato per entrare nel mondo del rosa e scrivere un fantastico romanzo.

Lascia un commento