Interiezioni, che parolona…
Innanzi tutto, spieghiamo che si tratta delle esclamazioni usate nei dialoghi, un po’ come troviamo nei fumetti. Sicuramente gli accaniti lettori delle storie illustrate in questo saranno avvantaggiati.
Le interiezioni esprimono per lo più uno stato d’animo, che sia soddisfazione, meraviglia, dubbio, paura, impazienza, disgusto e così via. Insomma, sensazioni improvvise che sfociano in un’esclamazione.
In un romanzo possono caratterizzare il modo di parlare di un personaggio, ad esempio facendogli usare in modo ricorrente una certa esclamazione quando è arrabbiato o stupito di qualcosa. Mi raccomando, senza esagerare, perché non stiamo scrivendo un fumetto. Si potrebbero anche definire come le espressioni vivaci che si mettono nel discorso parlato, quello più spontaneo.
Di solito anticipano una frase. Sono spesso seguite dal punto esclamativo o lo è la fine della frase che le contiene. E per lo più terminano con l’H.
Esempio pratico?
“Ah, che bella giornata! Usciamo a prendere un gelato?”
“Mah! Non saprei. In realtà segna pioggia.”
“Eh, pazienza. Prenderemo anche l’ombrello.”
Attenzione a non confondersi con le forme inglesi: a volte si trova scritto hey, ma in realtà in italiano usiamo ehi. E la risata non è ah ma ahah. Non sto qui a fare una lista, questo articolo è solo uno spunto. Pensa al tuo personaggio e decidi se una potrebbe fare per lui.
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