Come scegliere un ghostwriter
Se stai leggendo questo articolo è possibile che tu stia cercando un ghostwriter, ma come sapere se io posso essere la scelta giusta per te? Potrei dirti che ho pubblicato una quarantina di libri ed è pur sempre una referenza, visto che non si possono rendere pubblici i libri scritti per lavoro, ma no, non ti risponderò così. Ti elencherò invece quali sono le caratteristiche di un buon scrittore fantasma e poi sarai tu a capire come scegliere.
Innanzi tutto, ci vuole capacità d’ascolto, qualcosa che, se pur per altri fini, mi è stato ripetuto in tutti e tre gli anni della scuola di counseling che ho frequentato. Anche se, in tutta onestà, credo che al di là di un titolo occorra soprattutto molta empatia. Una volta una cliente mi ha detto che non capiva come io potessi descrivere così bene le sue emozioni e per me è stato un gran complimento, ma in fondo è proprio questo il lavoro di un ghostwriter, almeno se scrive per lo più autobiografie e memoir.
Chi vuole tracciare i punti importanti della propria vita, chi una propria esperienza, che sia di viaggio, d’amore o, perchè no, di lavoro. Raccontare la propria attività, quando questa è soprattutto una passione, quando dietro c’è una storia di sacrifici, magari una tradizione familiare, è qualcosa che passa attraverso l’emozione, non dev’essere solo un freddo racconto di come si svolge.
Per tutti questi motivi un altro importante requisito è la specializzazione. Io, in tutta franchezza, non accetterei di scrivere un romanzo di fantascienza o un poliziesco, perché non sono il mio genere. C’è chi prende qualsiasi incarico, ma ritengo sia più giusto cimentarsi nell’ambito in cui si ha maggiore esperienza e sensibilità. Per questo prediligo le autobiografie, i memoir e le storie d’amore.
Di sicuro, qualsiasi cosa si scriva, bisogna essere preparati, avere esperienza, e qui si torna al sapere mostrare o meno qualche pubblicazione.
Occorre instaurare un rapporto di fiducia. La riservatezza è scontata, c’è scritto anche nel contratto, ma io non parlo solo di clausole contrattuali, parlo di rispetto reciproco, di assenza di giudizio, di riuscire a far mettere l’altro a proprio agio e di saperlo aiutare nel racconto.

Parlo di saper accogliere con la giusta delicatezza i ricordi che mi vengono affidati, essere un po’ un confessore o, se preferisci, una confidente. Verso il cliente ho un compito importante e delicato: trovare le parole giuste per la sua storia. O chissà, forse proprio la tua.
Mi raccomando, fammi sapere come hai scelto e se vuoi rimanere aggiornato iscriviti alla newsletter.